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Le aree celebrali dell’amore

Oggi voglio parlarvi delle aree celebrali dell’amore un argomento correlato all’articolo del mese precedente che parlava della chimica dell’amore.

Come dicevamo, ci sembra strano che quando si tratta di amore, l’organo di riferimento non è il cuore come tutti pensano ma il cervello, dove sono riposte le veri sedi dei sentimenti e delle emozioni.

Per visualizzarli si utilizzano strumenti di neuroimmagini come la RMF, ossia la Risonanza Magnetica Funzionale, che ci aiutano a comprendere quali sono le aree celebrali che si attivano quando siamo innamorati.

Le aree celebrali dell’amore: scopriamole insieme

Si attiva l’ipotalamo sia provando sentimenti di amore “romantico” che anche con l’eccitazione sessuale, ma non si attiva quando parliamo di sentimenti che rappresentano l’amore materno.

A questo, si aggiungono altre due strutture celebrali che sono l’insula e il corpo striato, che sono responsabili del desiderio sessuale all’amore.

Ma quello che è davvero interessante scoprire, grazie alle ricerche svolte, è che ci sono delle attività del nostro cervello che quando siamo innamorati vanno a diminuire la loro attività.

Ad esempio, la sospensione del giudizio e la disattivazioni corticale e lo si vede spesso nelle relazioni iniziali molto passionali.

Infatti, la passione totalizzante dell’amore è spesso accompagnata da una sospensione del giudizio o eventualmente da un rilassamento di quelli che riteniamo i nostri criteri di giudizio.

Questa è la ragione per cui quando siamo profondamente innamorati, siamo portati a sospendere il nostro giudizio critico che spesso applichiamo in diversi contesti per valutare le persone, le situazioni e soprattutto i nostri comportamenti.

Vi avranno detto forse che nelle prime fasi dell’infatuazione amorosa, le vostre azioni erano incomprensibili e irrazionali, questo è il motivo.

Questa prima fase possiamo considerarla come quella che il nostro partner appare perfetto, senza alcun difetto.

Le aree celebrali dell’amore: le follie dell’amore

Molte volte si sente dire che si è pazzi d’amore questo è dovuto proprio all’euforia e alla sospensione del giudizio.

Non vuol dire che le persone innamorate sospendano il loro giudizio su tutto, ma quello in altri campi rimane attivo, come ad esempio sul lavoro o per giudicare un film appena uscito.

Un’altra area del cervello che subisce un processo di disattivazione nel corso dell’innamoramento è l’amigdala.

Questa coordina le risposte alle paure, aiutandoci a rimanere lontani dalle situazioni più pericolose.

Quando siamo innamorati viene a diminuire quindi sarà possibili che pur di stare con la persona amata, ci mettiamo più facilmente in situazioni rischiose.

Ma non preoccupatevi perché gli studi recenti hanno riportato che questo cambiamento delle aree celebrari dura dai 12/18 mesi fino a circa 3 anni, non di certo tutta la vita.

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adminLe aree celebrali dell’amore
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La chimica dell’amore: cosa succede al nostro cervello

Oggi voglio parlarvi di un argomento diverso dal solito, della chimica dell’amore e cosa succede con questa al nostro cervello.

Si pensa sempre al cuore, quando si è innamorati, ma in verità è il cervello, l’organo che più viene influenzato dall’amore.

L’amore è stato indagato sotto molti aspetti, ma solo recentemente la letteratura riporta delle ricerche che hanno portato in risalto alcuni elementi molecolari e fisiologici del fenomeno dell’amore.

Conosciamo insieme meglio questi elementi.

La chimica dell’amore: i neurotrasmettitori

Quando siamo innamorati, siamo euforici e felici, questo perché all’interno del nostro cervello c’è una tempesta chimica.

Vediamo insieme i diversi ruoli:

  • Dopamina:

Le aree che si attivano in risposta a questi sentimenti contengono alte concentrazioni di un neuromodulatore.

Questo è associato al desiderio, alla dipendenza, alla ricompensa e agli stati euforici.

Viene rilasciata dall’ipotalamo che funge da collegamento tra il sistema nervoso e quello endocrino.

Amore è dare e avere, quindi la dopamina viene prodotta sia quando si riceve qualcosa di piacevole che vedendo gratificato il partner.

Quindi la dopamina è la sensazione di sentirsi bene e si genera anche quando si fa sesso, considerato infatti, come un esercizio gratificante e di benessere.

  • Serotonina:

    diminuisce quando siamo innamorati, soprattutto nelle prime fasi e lo si verifica anche nei pazienti affetti da disturbi ossessivi.

Nelle prime fasi, possiamo dire che è una sorta di ossessione infatti, il pensiero è sempre rivolto a quell’individuo.

Anche le nostre azioni sono rivolte allo scopo di avvicinarci al partner. Questa può essere una delle perché le persone innamorate tendono a restringere il campo degli interessi e dei loro pensieri.

Nelle nostre emozioni, dato il calo di serotonina, saremo anche propensi a cadere in preda all’ansia e alla tristezza se notiamo qualche segnale di rifiuto.

  • Fattore di crescita nervosa:

Il fattore di crescita nervosa, secondo recenti studi, è più elevato da chi si è innamorato di recente rispetto a chi si trova in un rapporto consolidato dal tempo.

Un’altra correlazione persistente con questo fattore è l’intensità del sentimento.

  • Altri neurotrasmettitori:

Tra gli altri neurotrasmettitori troviamo la noradrenalina che è la sostanza responsabile degli effetti fisici della passione e dell’eccitamento.

Ma non solo, troviamo una dose elevata di ossitocina e vasopressina quando siamo innamorati.

Questi ci aiutano a facilitare il legame affettivo e sono associati al sistema di ricompensa, ci permettono di fissare anche i nostri ricordi emotivi positivi.

Infine, aumentano anche le endorfine che favoriscono il benessere e il rilassamento contribuendo a un clima di stabilità e fiducia.

Come potete vedere sono davvero tanti processi chimici che si formano nel nostro cervello quando siamo innamorati.

 

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Federica OrlandiLa chimica dell’amore: cosa succede al nostro cervello
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La terapia cognitiva comportamentale per la dipendenza affettiva

Oggi vogliamo parlarvi di come la terapia cognitiva comportamentale possa aiutarvi con la dipendenza affettiva e con tutti i suoi sintomi.

Come abbiamo visto nel precedente articolo la guarigione dalle dipendenze, e quindi anche da quella affettiva, è un processo lungo e complesso che può richiedere diverso tempo.

Senza ombra di dubbio, possiamo dire che i presupposti fondamentali sono il riconoscimento di questa forma di dipendenza.

Inoltre, altri elementi fondamentali sono la presa di coscienza delle conseguenze alle quali ha portato o potrebbe portare e soprattutto la volontà di intraprendere un percorso di cambiamento.

Potete ben immaginare come tutto questo appena detto, richieda una grande dose di coraggio iniziale perché nella maggior parte dei casi questo porta a terminare la relazione disfunzionale e cominciare a gestire i sintomi dell’astinenza.

Le diverse fasi in cui si compone la terapia cognitivo comportamentale per la dipendenza affettiva:

  • Valutazione e formulazione del caso
  • Concettualizzazione del caso
  • Training sull’assertività
  • Accettazione e gestione delle emozioni dolorose

Valutazione e formulazione del caso

In questa prima fase, il terapeuta e il paziente ripercorrono la storia della relazione attuale e di quelle passate. Cercando di delineare, così, gli eventi che hanno condotto il paziente all’instaurarsi di credenze di non amabilità.

Inoltre, viene fatta un’ulteriore analisi della dipendenza affettiva usata come modalità per colmare e compensare queste credenze.

Vengono fissati gli obiettivi a breve, medio e lungo raggio e viene predisposta una rete di sostegno per il paziente.

Individuare una serie di persone fidate che possano sostenerlo e aiutarlo è fondamentale per la prima fase dell’astinenza.

Concettualizzazione del caso.

Una volta che si è arrivati alla consapevolezza del disturbo, alle dinamiche e ai circoli viziosi possiamo dire di aver riconosciuto i meccanismi della dipendenza da parte del paziente.

Questo è un passo fondamentale perché ci permette di capire come si possa gestire delle eventuali ricadute.

In questa fase della terapia cognitivo comportamentale ci si focalizza sulla ristrutturazione delle credenze disfunzionali che sono legate al concetto di amabilità e, ovviamente, sulla gestione delle emozioni.

In particolar modo, su quelle legate alla paura della solitudine, del rifiuto e dell’abbandono.

Il terapeuta, quindi, aiuta il suo paziente a modificare le aspettative che risultano irrealistiche sull’amore.

Training sull’assertività

In questa fase, viene presa in esame la capacità di riconoscere ed esprime le proprie emozione e i propri bisogni.

Si inizia a costruire un sé più solido e una migliore autostima.

La terapia prevede degli interventi diretti che sono volti ad aiutare il paziente a interrompere vecchi pattern d’azione.

Un esempio è quello di non intraprendere nuove relazioni prima che si siano riconosciuti i propri bisogni; stabilire dei confini personali e soprattutto di riconoscere i segnali di allarme nei comportamenti abusanti del partner.

Accettazione e gestione delle emozioni dolorose

Eccoci all’ultima fase della terapia cognitivo comportamentale, qui dopo che la relazione terapeutica è consolidata, bisogna concentrarsi maggiormente sull’area complessa della dipendenza affettiva.

Bisogna lavorare sui sentimenti come la colpa, il rimorso o la vergogna. Questo perché vengono fatti emergere all’interno del setting protetto della seduta e gradualmente accettati come parte di sé.

Le tecniche di Midfulness, in alcuni casi, possono essere integrati nella terapia cognitivo comportamentale perché sono di grande aiuto per gestire la consapevolezza delle proprie emozioni nella relazione, sia che questa sia attuale o passata.

Ora conoscete meglio questo argomento molto complesso e sapete soprattutto come la terapia cognitiva comportamentale vi possa aiutare.

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Federica OrlandiLa terapia cognitiva comportamentale per la dipendenza affettiva
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I sintomi della dipendenza affettiva

Dopo avervi parlato della dipendente affettivo tipico, vogliamo affrontare meglio il tema dei sintomi della dipendenza affettiva.

Dovete sapere che nelle prime fasi dell’innamoramento, si possono manifestare diversi sintomi che sono correlati alle dipendenze, sia quelli da sostanza che comportamentali come ad esempio:

  • euforia;
  • astinenza;
  • tolleranza;
  • dipendenza fisica e psicologica;
  • ricaduta.

L’amore potrebbe essere, quindi, paragonato a una sostanza d’abuso che come le altre sostanze crea una dipendenza.

Quando ci troviamo in una relazione, questa stimola le nostre aree celebrali che sono legate alla ricompensa, che è la stessa cosa che fanno le droghe.

Mentre, quando chiudiamo una relazione, i nostri sentimenti potrebbero essere ansia e depressione, come nell’uso delle droghe.

Queste risposte emotive, sia nel caso positivo che negativo, possiamo dire che si legano con le reazioni fisiche.

Tutto questo crea una potente spinta verso il voler instaurare o mantenere una determinata relazione affettiva.

La relazione, non è più solo amore, ma diventa l’obiettivo e la ricompensa che consentirà alla persona dipendente di ridurre la sua sofferenza e quindi di sentirsi meglio.

I sintomi della dipendenza affettiva sono molto simili a quelli delle dipendenze comportamentali

Questi sintomi e segni sono nello specifico:

  • Il piacere che deriva dall’oggetto della dipendenza.
  • La tolleranza, ossia quel bisogno costante di aumentare il tempo da trascorrere con il partner abbandonando o diminuendo, invece, il tempo per le attività in autonomia o i contatti con le altre persone.
  • Astinenza. Qui cominciano a comparire le emozioni negative che sono molto intense, come ad esempio: ansia, depressione o panico. Si manifestano quando il partner è lontano, sia fisicamente che emotivamente.
  • Perdita di controllo. Questo sintomo arriva quando si perde la capacità di riflettere lucidamente sulla propria situazione. Non si riescono più a controllare i propri comportamenti. Inoltre, vengono alternati momenti in cui si è lucidi e la persona dipendente prova sentimenti di rimorso e vergogna.

Tutti questi sintomi che vi ho appena elencato, nella vita quotidiana, si riflettono in una grande varietà di atteggiamenti e comportamenti del dipendente affettivo.

Questi sono solo alcuni casi:

  • Le emozioni del partner sono più importanti.
  • La propria stima di sé, deriva dall’approvazione del partner.
  • Il riuscire a prendere una decisione oppure una posizione è difficoltoso perché prova forti sensi di colpa.
  • La paura di un possibile abbandono è molto forte, molte volte attua dei comportamenti che hanno la funzione di evitare il rifiuto e la solitudine.
  • Diventa difficile e stressante riconoscere ed esprimere le proprie emozioni e i propri pensieri.
  • Il controllo del partner diventa l’impiego principale del tempo.
  • Le conseguenze negative che questa relazione produce vengono ignorate in tutti gli ambiti.

Ora conoscete quali sono i maggiori sintomi di questa dipendenza affettiva, nel prossimo articolo conoscerete come la terapia cognitivo – comportamentale viene utilizzata per guarire da questa dipendenza.

 

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Federica OrlandiI sintomi della dipendenza affettiva
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Dipendente affettivo tipico: un modello clinico!

In questo articolo parleremo del dipendente affettivo tipico, dopo aver visto che cos’è la dipendenza affettiva patologica, nel mese scorso.

Un passaggio ulteriore che dobbiamo fare per capire questo modello clinico è quello di comprendere la mente del dipendente affettivo tipo (typical affective dependent, TAD).

Soprattutto, dobbiamo capire perché rimane in relazioni insoddisfacenti e pericolose.

Vi avevo già spiegato che la dipendenza affettiva patologica è una condizione relazionale, dove uno o entrambi i partner mettono in atto comportamenti abusivi, violenti o manipolatori.

Questo crea forte dolore per almeno uno dei partener.

Si sentono però incapaci di terminare la relazione e separarsi.

Solitamente, il dipendente affettivo tipico, dopo una separazione, un divorzio o un rifiuto, si sente estremamente ansioso e stressato.

Inoltre, possono rimuginare continuamente sulle possibili soluzioni per riconnettersi con il partner anche sottomettendosi, aggrappandosi così a una relazione disfunzionale.

Il dipendente affettivo psicologico sperimenta stati d’animo e sentimenti negativi quando sono lontani dai loro partner.

Dovete sapere che questa è considerata sia una condizione di stato, quindi temporanea, che di tratto, che si protrae nel tempo.

Secondo uno studio di ricerca condotto da un campione di vittime di violenza è emerso che la dipendenza affettiva psicologica è una condizione lentante.

Questa può essere innescata da un partner o da un ambiente violento.

Gli autori di questa ricerca hanno dimostrato che alcune persone in una relazione violenta, possono mostrare dei comportamenti disfunzionali, che risultano tipici di un individuo con un disturbo di personalità.

Tutti questi elementi negativi e disfunzionali sembrano scomparire quando la separazione del partner violento è stata completata e fuori dall’ambiente patologico.

Possiamo, quindi, dire che i partner violenti possono essere considerati un fattore scatenante della dipendenza affettiva patologica.

La peculiarità della dipendenza affettiva patologica è proprio l’impossibilità di porre fine alla relazione patologica.

Le diverse fasi del dipendente affettivo

Per quanto riguarda il dipendente affettivo tipico, possiamo dire che non è consapevole di essere in una relazione disfunzionale.

Molto spesso sono le persone vicine a lui, come i famigliari, a farglielo presente.

Può passare, poi nella seconda fase, da uno stato di rottura a uno successivo in cui rinveste nella relazione con la proposta di un figlio o di matrimonio.

Nella terza fase, il dipendente affettivo tipico è consapevole di essere rinchiuso in una relazione disfunzionale e di non riuscire a separarsi.

Possiamo concludere dicendo, che la dipendenza affettiva patologica può venire considerata come un antecedente psicologico essenziale e una possibile concausa alle violenze nelle relazioni intime.

A questo proposito è utile un intervento psicologico non solo per le vitte ma anche per gli autori di violenza.

 

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Federica OrlandiDipendente affettivo tipico: un modello clinico!
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La dipendenza affettiva patologica: di cosa si tratta!

Oggi voglio affrontare un argomento molto importante: la dipendenza affettiva patologica.

Cercheremo di capire bene di cosa si tratta.

Molte volte non riusciamo a capire cosa c’è dietro la violenza nelle relazioni intime e la dipendenza affettiva patologica.

Pensiamo sempre cosa possa spingere due persone a stare insieme quando almeno uno/a di loro genera solo sofferenza.

Ecco, tutto questo è quello che vedremo oggi in questo articolo sulla dipendenza affettiva patologica.

La dipendenza affettiva patologica

Diversi ricercatori e psicologi hanno iniziato a spiegarsi la creazione e il mantenimento di relazioni intime violente come la conseguenza di una condizione.

Questa condizione viene chiamata dipendenza affettiva patologica.

Ma che cos’è la violenza nelle relazioni intime?

Potremmo dire che si ha quando un partner, o un ex, ha un comportamento che causa all’altro danni.

Questi danni possono essere fisici, sessuali o psicologici.

Spesso viene usato dall’abusante l’aggressione fisica, la coercizione sessuale, l’abuso psicologico ed emotivo i comportamenti di controllo.

Va precisato che la violenza nelle relazioni intime avviene tra coloro che hanno un età pari o superiore a 16 anni.

Questo avviene indipendentemente dal genere di appartenenza e dall’orientamento sessuale.

Quindi, sfatiamo subito il concetto di chi crede che la violenza nelle relazioni intime sia un fenomeno che colpisce solo le donne.

Troviamo diversi casi in cui l’abusante è una donna!

Quello che dobbiamo quindi chiederci dal punto di vista psicologico è:

Se la violenza nelle relazioni intime non è un problema del genere maschile, ma un problema relazionale, cosa spinge alcune persone a continuare queste relazioni disfunzionali anche quando la loro vita è a rischio?

Dovete sapere che molti studi hanno analizzato la violenza nelle relazioni intime a livello sociale ma non è mai stato inquadrato un modello clinico per questo fenomeno.

Quello che dovete quindi infine sapere è che la dipendenza affettiva patologica influisce negativamente sulla salute mentale e fisica delle persone coinvolte.

Il non riconoscere questa dipendenza o un cattivo intervento di un professionista possono portare a esiti irreversibili come ad esempio l’omicidio, il suicidio e il femminicidio.

Nel prossimo articolo vedremo il modello clinico del dipendente affettivo tipico.

 

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