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di Federica Orlandi

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Raggiungere un obiettivo: Cosa fare e come riuscirci

Negli ultimi 15-20 anni si parla tanto di “raggiungere un obiettivo”, tanto da diventare quasi una vera e propria disciplina, con libri, corsi e un intero business che ruota attorno a questo concetto. Ma è davvero così cruciale? E come possiamo muoverci in questo mondo, che sembra pieno di tecniche e consigli contrastanti?

La risposta è sì, porre un obiettivo con consapevolezza e seguire un metodo strutturato aumenta notevolmente le probabilità di riuscita. E quando si raggiunge un obiettivo, non solo si ottiene ciò che si desidera, ma cresce anche la propria autostima e il benessere psicologico. Che si tratti di lavoro, di migliorare la propria salute, o di avere una vita sentimentale più soddisfacente, l’importante è affrontare l’obiettivo con la giusta mentalità.

Tuttavia, come per tutte le cose, anche il “raggiungimento degli obiettivi” non va idealizzato. Non è una bacchetta magica che ci fa ottenere tutto facilmente. È un processo che richiede metodo, ma soprattutto il giusto atteggiamento psicologico.

Raggiungere un obiettivo: Cosa fare e come riuscirci

1. Essere poco precisi

Spesso, quando ci poniamo un obiettivo, ci limitiamo a dire cose come “voglio stare meglio” o “vorrei essere felice”. Ma come facciamo a sapere quando siamo arrivati al traguardo? Un obiettivo vago non è utile. È importante renderlo specifico: “Voglio perdere 5 kg” o “Voglio trovare un lavoro che mi soddisfi”. Più chiaro è l’obiettivo, più facile sarà capire come raggiungerlo.

2. Pensare che dipenda solo da noi

Non tutto nella vita dipende da noi. Quando ci poniamo un obiettivo, è fondamentale capire quali sono gli aspetti che possiamo controllare e quali no. Ad esempio, possiamo fare del nostro meglio per essere assunti da una specifica azienda, ma se l’azienda non ha bisogno di una nuova persona in quel momento, non possiamo fare molto. Riconoscere i fattori esterni ci aiuterà a non restare troppo delusi se le cose non vanno come previsto.

3. Delegare la responsabilità alla “tecnica”

C’è chi pensa che basta seguire una tecnica miracolosa, frequentare un corso o leggere un libro per ottenere risultati. Ma non è così semplice. La tecnica aiuta, ma da sola non basta. Se non siamo disposti a impegnarci personalmente, anche il miglior metodo non farà la differenza. L’atteggiamento e la motivazione personale sono fondamentali.

4. Voler evitare la fatica

C’è un’illusione comune: pensare che un buon metodo renda tutto facile. La realtà è che il percorso verso un obiettivo implica sempre fatica, sacrifici e momenti difficili. Il metodo giusto può semplificare il cammino, ma non elimina la necessità di impegno. Se non siamo pronti a fare quella fatica, rischiamo di arrenderci prima di arrivare.

5. Pensare che sarà un percorso lineare

Molte persone pensano che raggiungere un obiettivo sia come una linea retta che va da zero a cento. In realtà, il percorso sarà pieno di alti e bassi. Ci saranno momenti di progresso, ma anche momenti in cui ci sentiremo demotivati. È fondamentale accettare che non sempre tutto andrà come previsto. L’importante è non scoraggiarsi e continuare a camminare, anche quando la strada sembra in salita.

6. Non contestualizzare l’obiettivo

Quando ci concentriamo troppo su un obiettivo, rischiamo di non considerare le conseguenze che questo potrebbe avere in altre aree della nostra vita. Ad esempio, puntare a un lavoro all’estero potrebbe significare allontanarsi dalla famiglia o dover affrontare stress aggiuntivo. È importante riflettere su come l’obiettivo si inserisce nella nostra vita complessiva e se siamo pronti ad accettare i compromessi che comporta.

7. Averne troppo bisogno

Uno dei pericoli più grandi è legare troppo il nostro valore come persone al successo o al raggiungimento di un obiettivo. Pensare “sarò felice solo quando avrò questo lavoro” o “sarò una persona migliore solo quando avrò perso peso” è un errore. Avere un obiettivo chiaro è importante, ma non dobbiamo basare la nostra felicità esclusivamente su di esso. L’obiettivo deve essere parte di un quadro più ampio, che comprende anche l’accettazione e la valorizzazione di noi stessi, indipendentemente dal risultato finale.

Come riuscirci, allora?

Raggiungere un obiettivo richiede equilibrio: metodo, motivazione e atteggiamento psicologico positivo. Ogni passo fatto deve essere accompagnato dalla consapevolezza che ci saranno sfide e momenti di incertezza, ma che ogni difficoltà è una parte del processo. Essere pazienti con noi stessi, riconoscere i nostri progressi, e non avere paura dei fallimenti temporanei, è essenziale per arrivare dove vogliamo.

Concludendo, gli obiettivi sono un valido strumento per crescere e migliorarsi, ma non vanno visti come la “bacchetta magica” per una vita perfetta. Con il giusto approccio, gli obiettivi ci possono davvero guidare verso un futuro migliore, ma ricordiamoci che il percorso conta tanto quanto la meta.

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Cura del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC)

Il trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) si basa principalmente su psicoterapia e terapia farmacologica, con la psicoterapia cognitivo-comportamentale come approccio di elezione.

Psicoterapia per il DOC

La psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) è la forma di trattamento psicoterapeutico più efficace per il disturbo ossessivo-compulsivo. Essa si compone di due approcci che si integrano:

  1. Psicoterapia comportamentale: Mira a modificare il comportamento disfunzionale, in particolare tramite la tecnica dell’esposizione e prevenzione della risposta.

  2. Psicoterapia cognitiva: Interviene sui processi di pensiero, cercando di modificare le convinzioni disfunzionali che alimentano il DOC.

Interventi comportamentali

La tecnica principale dell’approccio comportamentale è l’esposizione e prevenzione della risposta. L’idea alla base di questa tecnica è che l’ansia e il disagio provocato dall’ossessione diminuiscono nel tempo se la persona viene esposta ripetutamente allo stimolo ansiogeno (cioè, il pensiero o l’oggetto che scatena l’ossessione) senza mettere in atto la compulsione.

Ad esempio, una persona che teme i germi può essere esposta a oggetti che considera contaminati (come denaro o superfici di uso comune) e, invece di compiere il rituale di lavaggio, dovrà aspettare che l’ansia svanisca naturalmente. L’esposizione deve avvenire in modo graduale e tollerabile per il paziente, e nel tempo l’ansia diminuisce.

Questa tecnica è affiancata dalla prevenzione della risposta, che consiste nel sospendere o rimandare il comportamento rituale (ad esempio, il lavaggio delle mani o il controllo ossessivo). In pratica, la persona deve imparare a resistere alla compulsione, in modo da comprendere che l’ansia si attenua anche senza eseguire il rituale.

Interventi cognitivi

La psicoterapia cognitiva si concentra sulla modifica dei pensieri automatici e disfunzionali che alimentano le ossessioni. Le principali distorsioni cognitive trattate sono:

  • Senso di responsabilità eccessivo: Il paziente ritiene di essere direttamente responsabile di eventi negativi, anche senza che vi sia un legame logico o reale.

  • Sovrastima del controllo: La persona crede di poter controllare o prevenire eventi attraverso i suoi pensieri o azioni.

  • Sovrastima del pericolo: Il paziente tende a percepire il rischio e il pericolo come molto più gravi di quanto non siano in realtà.

  • Eccessiva importanza dei pensieri: Il paziente pensa che i pensieri ossessivi abbiano un significato o una potenza particolare, quando invece sono solo pensieri intrusivi e non indicano alcuna verità.

L’obiettivo della psicoterapia cognitiva è modificare queste distorsioni, in modo che il paziente impari a vedere i suoi pensieri ossessivi come irrilevanti o privi di valore.

Risultati e tempi

Gli studi suggeriscono che per ottenere una risposta terapeutica adeguata, i pazienti potrebbero dover assumere farmaci per un periodo che varia dalle 10 alle 12 settimane. È importante notare che una percentuale di pazienti (30-40%) non risponde ai farmaci, e che anche per quelli che rispondono, i miglioramenti sono spesso parziali. Molti pazienti non raggiungono mai una totale assenza di sintomi.

Conclusioni

Il trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo è più efficace quando combinato. La psicoterapia cognitivo-comportamentale rappresenta la prima linea di intervento, mentre la terapia farmacologica può essere utilizzata come supporto, soprattutto nei casi più gravi o resistenti al trattamento psicoterapeutico. L’approccio integrato, che combina tecniche comportamentali e cognitive, aiuta il paziente a comprendere e gestire le sue ossessioni e compulsioni in modo duraturo.

Se riconosci segni di DOC in te stesso o in qualcuno che conosci, è fondamentale cercare il supporto di un professionista qualificato che possa consigliare il trattamento più adatto per la situazione.

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Tipi di Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC)

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) può manifestarsi in vari modi, a seconda del tipo di ossessioni e compulsioni che caratterizzano ogni singola persona. Di seguito esploriamo le principali tipologie di DOC e i relativi sintomi.

1. Contaminazione

In questo tipo di DOC, la persona è ossessionata dall’idea di essere contaminata da sostanze pericolose o disgustose. Le ossessioni possono riguardare germi, sporco, urina, feci, sangue, e altre sostanze come detergenti o siringhe. La persona può anche sviluppare ossessioni di contaminazione mentale, che si verificano senza un contatto fisico con agenti contaminanti, ma legate a pensieri immorali o traumatici.

Le compulsioni per gestire la sensazione di contaminazione sono spesso rituali di lavaggio o disinfezione. La persona si sente obbligata a pulire e sterilizzare tutto ciò che è stato percepito come “contaminato” per sentirsi più tranquilla.

2. Controllo

Le persone con il DOC da controllo vivono una continua paura di aver commesso errori che potrebbero causare gravi danni. Le ossessioni riguardano la necessità di controllare ripetutamente situazioni o oggetti, per evitare disastri o danni, anche se spesso non c’è alcun rischio reale.

Ad esempio, potrebbero controllare ossessivamente se la porta di casa è chiusa, se i fornelli sono spenti o se hanno spento correttamente tutte le luci. La compulsione consiste nel ripetere questi controlli molte volte, anche se non c’è nessuna prova che sia stato commesso un errore.

3. Ossessioni Pure

Le ossessioni pure sono pensieri o immagini disturbanti che riguardano comportamenti o desideri inaccettabili, come fare del male a qualcuno, agire in modo blasfemo o compiere atti sessuali inappropriati. Questi pensieri sono avvertiti come completamente estranei alla persona e non vengono seguiti da rituali fisici, ma la persona cerca comunque di trovare rassicurazione mentale per eliminare l’ansia. Possono ripassare mentalmente eventi passati per assicurarsi di non aver fatto nulla di sbagliato, o monitorare costantemente i propri pensieri per evitare di “cedere” a impulsi indesiderati.

4. Ossessioni Superstiziose

In questo tipo di DOC, la persona sviluppa regole superstiziose. Sente di dover eseguire determinate azioni in un certo ordine o a una certa frequenza, o di evitare specifiche situazioni o numeri, perché ritiene che se non lo fa, qualcosa di negativo potrebbe accadere.

Per esempio, può credere che vedere un carro funebre o un numero particolare porterà disgrazie, e quindi compie rituali per “neutralizzare” la negatività associata a queste situazioni (come ripetere determinate azioni o pensare a cose positive).

5. Ordine e Simmetria

Le persone con il DOC da ordine e simmetria non tollerano il disordine o l’asimmetria. Oggetti come libri, vestiti, piatti, penne, devono essere disposti in modo perfetto e logico, seguendo uno schema preciso (ad esempio, per colore o dimensione).

Quando le cose non sono allineate in modo perfetto, la persona avverte una forte ansia e una sensazione di mancanza di armonia, che può spingerla a passare ore a sistemare gli oggetti fino a quando non si sente completamente soddisfatta.

6. Accumulo/Accaparramento

L’accumulo è una forma di DOC in cui la persona conserva oggetti che non hanno valore, come giornali vecchi, bottiglie vuote o confezioni di cibo. La difficoltà sta nel gettare via questi oggetti, che possono essere percepiti come “potenzialmente utili” o “importanti”. Sebbene possa sembrare simile a un comportamento di accumulo normale, nel caso del DOC la persona vive un’intensa ansia nell’idea di separarsi da questi oggetti.

Oggi, l’accumulo viene talvolta considerato una condizione a sé stante, conosciuta come Disturbo da Accumulo (Hoarding Disorder), ma può anche essere una manifestazione del DOC.

7. Ossessione per il Corpo (Dismorfofobia)

In alcuni casi, le ossessioni riguardano un paura irrazionale di avere una parte del corpo difettosa o deformata, anche quando non esiste alcun difetto fisico evidente. Questo tipo di ossessione può causare una forte preoccupazione per l’aspetto fisico, con la persona che si sforza continuamente di verificare e confrontare il proprio corpo.

Conclusioni

Le varie forme di DOC hanno un impatto significativo sulla vita quotidiana di chi ne soffre. Sebbene le manifestazioni siano diverse, tutte condividono il comune denominatore di pensieri ossessivi e compulsioni che cercando di alleviare l’ansia, ma che finendo per rinforzare il disturbo. Se riconosci uno di questi sintomi in te stesso o in qualcuno che conosci, è importante cercare un aiuto professionale per affrontare il disturbo. La psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) è il trattamento principale e può essere estremamente efficace nel ridurre i sintomi e migliorare la qualità della vita.

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Cos’è il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC)?

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) è una condizione psicologica che si manifesta attraverso pensieri, immagini o impulsi ricorrenti, che scatenano ansia o disgusto nelle persone che li vivono. Questi pensieri intrusivi “obbligano” la persona a compiere azioni ripetitive, sia fisiche che mentali, per cercare di alleviare la tensione emotiva causata dalle ossessioni.

Differenza tra Ossidazioni e Compulsioni

Il disturbo prende il nome dalla combinazione di due sintomi principali: ossessioni e compulsioni. È importante distinguere tra i due, poiché sono aspetti fondamentali di questa patologia.

  • Ossessioni: Sono pensieri, immagini o impulsi ripetitivi che una persona percepisce come incontrollabili e fastidiosi. Questi pensieri sono generalmente giudicati come infondati o eccessivi. Per esempio, la paura di contaminazione o il timore di fare qualcosa di male involontariamente.

  • Compulsioni: Per ridurre l’ansia provocata dalle ossessioni, chi soffre di DOC sente il bisogno di compiere azioni ripetitive (come lavarsi le mani, controllare se una porta è chiusa) o compiere azioni mentali (come ripetere preghiere, contare numeri). Queste azioni sono percepite come necessarie per prevenire un evento temuto.

Diffusione del Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Il DOC non fa distinzione di sesso e colpisce tra il 2% e il 3% della popolazione durante la vita. Sebbene possa insorgere a qualsiasi età, i sintomi spesso emergono prima dei 25 anni. In particolare, il 15% delle persone ricorda l’inizio dei sintomi già intorno ai 10 anni.

Se non trattato, il disturbo tende a cronicizzarsi e a peggiorare nel tempo, motivo per cui è importante intervenire precocemente con trattamenti adeguati.

Conclusione

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è un disturbo psicologico complesso e debilitante, ma con il giusto trattamento è possibile migliorare la qualità della vita delle persone che ne soffrono.
Se riconosci i segni del DOC in te stesso o in qualcuno che conosci, è importante non ignorare i sintomi e cercare aiuto da un professionista qualificato.

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Problemi di coppia: strategie per affrontarli

Il mese scorso abbiamo affrontato le dinamiche di coppia, in questo nuovo articolo scopriremo le strategie per affrontare, invece, i problemi di coppia.
Utilizzare delle strategie pratiche per affrontare i problemi di coppia è fondamentale per mantenere una relazione sana e duratura.

Problemi di coppia: strategie per affrontarli

La prima e più importante strategia per affrontare i problemi di coppia è la comunicazione, questa deve essere aperta e onesta.
I partner devono entrambi sentirsi liberi di esprime i propri pensieri, sentimenti e le proprie preoccupazioni.
Questo senza aver paura che l’altro lo giudichi o lo critichi.

La comunicazione aperta permette come dicevamo la comunicazione e la comprensione reciproca, permettendo così alla coppia di risolvere i propri problemi in modo costruttivo e autonomo.

Ma non sempre questo avviene e a volte per superare dei problemi di coppia, si ha bisogno di una persona esterna che ci faccia capire il punto di vista del nostro partner e che ci aiuti a costruire un dialogo sano e aperto.
Questo lo si fa, grazie all’aiuto della terapia di coppia che aiuta ad affrontare i problemi che insorgono nelle relazioni.

Nella terapia di coppia, un terapeuta specializzato può, quindi, aiutarci a esplorare le dinamiche negative chi si sono instaurate nel rapporto e trovare modi sani per comunicare e risolvere i conflitti.
Questo è uno spazio sicuro e neutrale dove entrambe le parti possono esprime i propri bisogni e riuscire così ad avere una relazione migliore.

Un’altra strategia per affrontare i problemi di coppia è l’impegno reciproco.

Per far funzionare una relazione entrambi i partner devono essere disposti a mettersi d’impegno.
Questo vuol dire che entrambi devono essere disposti ad ascoltare l’altro, scende a compromessi e adattarsi ai cambiamenti che si possono verificare.
Ovviamente, questo implica anche la volontà di lavorare sui propri difetti e cercare di migliorarsi come individuo e come coppia.

Quindi, concludendo per superare e affrontare i problemi di coppia ci vuole impegno, una comunicazione aperta e onesta e qualche volta l’aiuto di uno specialista.

 

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Dinamiche di coppia: come riconoscerle

Il mese scorso, sulla testa giornalistica Lenuovemamme ho pubblicato un articolo sull’attaccamento infantile che si ripercuote sulla scelta del nostro partner, vediamo invece questo mese di parlare di dinamiche di coppia.

La relazione di coppia è un legame che coinvolge l’intera sfera emotiva e psicologica di entrambi i partner.
Tuttavia è inevitabile che ci siano a volte delle difficoltà lungo il percorso.

Questi, possono derivare da diversi fattori come ad esempio: la comunicazione, le diverse opinioni o aspettative, gli aspetti finanziari e culturali e molti altri.

Tutti questi problemi a lungo andare possono creare nella coppia delle tensioni, delle incomprensioni o addirittura rabbia e frustrazione.

Il mio consiglio è quello di affrontare i problemi di coppia in modo tempestivo e costruttivo perché evitare o ignorare il problema può portare i partner a un allontanamento emotivo.

Ovviamente, per affrontare questi problemi richiede che ci sia apertura, ascolto, empatia e soprattutto disponibilità al cambiamento per lavorare insieme.

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Dinamiche di coppia: quali sono le principali negative

Come abbiamo detto, possono nascere diverse dinamiche negative di coppia tra questi la mancanza di comunicazione, che risulta quello più comune, poi di intimità e di fiducia.

Quando i partner non riescono a comunicare, possono sorgere incomprensioni, frustrazioni che portano anche a risentimenti.
La mancanza di comunicazione può portare a una mancanza di connessione emotiva e di reciproca comprensione, generando un senso di distanza e isolamento nella coppia.

Ma anche la mancanza di intimità può influenzare negativamente la coppia, con questo non intendiamo solo l’aspetto sessuale ma anche il condividere obiettivi, desideri ed emozioni.

Infine, la mancanza di fiducia che mina seriamente la relazione della coppia.
Senza fiducia ci si sente insicuri e si dubita continuamente dell’altro, portando a comportamenti di controllo e gelosia.

Affrontare queste dinamiche negative di coppia richiede impegno, per questo motivo è importante sviluppare una comunicazione aperta e sincera.

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Christmas Blues: più felici o più depressi a Natale?

Possiamo dire che il Natale, dai media e nella nostra percezione individuale viene spesso rappresentato con un duplice volto, come una festa gioiosa o come il Christmas Blues.

Da una parte quelli che il Natale rappresenta il momento più bello dell’anno, con gioia, amore e condivisione; dove si passa più tempo in famiglia.

L’altra parte invece, ritiene il Natale fonte di stress.

Ma secondo voi come sono realmente le cose?

Siete più gioiosi o più tristi in questo particolare periodo dell’anno?

Questo vuol veramente dire che ansia, stress e depressione vincono sulla felicità?

In questo articolo cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Christmas Blues

Alcune fonti autorevoli sostengono che quello che viene chiamato Christmas Blues, sia un fenomeno reale.

Questa condizione, che non è ancora classificata ufficialmente, è caratterizzata dal tono dell’umore, ansia, stress e pensieri negativi.

Un sondaggio effettuato dall’APA, American Psychological Association, ha riportato che il 38% delle persone intervistate ha affermato che il proprio livello di stress aumenta durante queste festività.

Non possiamo nascondere che possono portare a fonti di stress, come ad esempio i doni da scegliere e acquistare, trovare il tempo per farlo, la somma economica da tirare fuori e infine, l’incontro con parenti magari poco graditi.

Inoltre, l’eccessiva commercializzazione di questa festa e l’idea dei social network di idealizzare la famiglia perfetta, facendo anche un bilancio dell’anno appena trascorso, porta in alcuni casi a sentimenti di inadeguatezza e disagio emotivo.

Anche la mancanza delle persone a noi care possono risalire a galla in questo particolare periodo dell’anno.

Quando passa?

Nella maggior parte dei casi la Christmas Blues termina con il finire del periodo delle vacanze, in quanto è un fenomeno transitorio e subclinico.

Se con la ripresa delle normali attività sembra non passare allora siamo alle prese con un disturbo affettivo stagionale.

La forma “invernale” di questo disturbo inizia in autunno e finisce in primavera, con picchi durante l’inverno.

Concludendo, possiamo dire che le festività natalizie riescono a metterci in contatto con un mix di emozioni: per alcuni possono essere di gioia e condivisione mentre per altri di tensioni, tristezza e stress.

 

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Autocompassione: di cosa si tratta

Sapete di cosa di cosa si tratta l’autocompassione e come si pratica?

L’autocompassione, infatti, è essenziale per un rapporto sano e amorevoli con voi stessi e inoltre possiamo dire che abbia un rapporto positivo sul benessere emotivo di chi la pratica.

Ma che cosa è l’autocompassione?

Questa è la capacità di rivolgere verso sé stessi la gentilezza, la comprensione e il supporto.

Possiamo considerarla per tanto fondamentale per il benessere mentale della nostra persona e ci aiuta a riconosce il fallimento, le sofferenze e le difficoltà della nostra vita.

Autocompatirsi non vuol dire essere egoisti o indulgenti verso sé stessi, ma sviluppare una connessione positiva con sé stessi anche nei momenti difficili.

Secondo la psicologa e ricercatrice Kristin Neff, l’autocompassione è il trattamento amorevole e premuroso di sé durante le fasi difficili della vita.

E si valuta secondo la self-compassione Scale con sei fattori principali:

  • Autogentilezza: si focalizza sulle capacità di essere gentile e comprensivi verso sè stessi.
  • Autogiudizio: quanto siamo critici verso noi stessi.
  • comune umanità: percezione della connessione emotiva con gli altri e il riconoscimento dell’imperfezione e della sofferenza.
  • isolamento: consiste nel sentirsi soli.
  • consapevolezza: capacità di percepire e accettare le esperienze dolorose.
  • iper identificazione: essere eccessivamente assorbiti dal proprio dolore.

 Benefici e vantaggi dell’autocompassione

I benefici e i vantaggi dell’autocompassione sono diversi e li vedremo uno a uno.

  • Gestione dello stress e delle difficoltà: ci aiuta a rispondere adeguatamente alle avversità. Inoltre, essere consapevoli di sé riduce anche lo stress.
  • Potenziamento della consapevolezza: questa promuove l’osservazione e l’accettazione delle esperienze dolorose senza darne giudizio.
  • Potenzia l’empatia: favorisce un atteggiamento empatico verso gli altri. Garantendo così un sostegno reciproco e comprensione.
  • Resilienza sulle avversità: affronterete le sfide con un atteggiamento amorevole verso voi stessi, trasformando le difficoltà in un opportunità per crescere.
  • Miglioramento delle relazioni interpersonali: favorisce la connessione con gli altri facilitandone le relazioni.
  • Potenzia il benessere mentale: Gli esercizi di autocompassione sono degli ottimi strumenti per migliorare il nostro benessere mentale. Evitando così stress e depressione.

Nel prossimo articolo conosceremo le strategie e i consigli da utilizzare per l’autocompassione.

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Il rientro dalle vacanze: strategie utili

Lo sappiamo che il rientro dalle vacanze non è mai semplice, l’anno scorso abbiamo affrontato proprio la sindrome da rientro, oggi voglio soffermarmi sul come affrontarlo al meglio.

Dopo aver trascorso del tempo rilassati e con le persone care, tornare alla routine può causare un pò di stress.

Ecco allora delle strategie per il rientro dalle vacanze:

Vediamoli uno a uno.

  • Accettare il cambiamento:

Dobbiamo accettare che le cose sono cambiate.

Durante la vacanza ci siamo rilassati e ora siamo tornati alla normale routine.

Questo è inevitabile e dobbiamo accogliere queste emozioni (nostalgia e tristezza) senza giudizio.

Prendetevi il tempo per riflettere sulle esperienze positive vissute durante le vacanze e portate questi sentimenti nella vostra routine quotidiana.

  • Mantenete una mentalità positiva

Cercate di mantenere una mentalità positiva, focalizzatevi su quello che ritenete essere gli aspetti positivi della vostra routine. Potrete rivedere i vostri amici che stanno vivendo degli stati d’animo simili ai vostri.

  • Organizzarsi

Una buona organizzazione può aiutarvi a ridurre l’ansia e a mantenere il tono dell’umore.

Creare una to do list può aiutarvi, stabilendo così delle priorità per organizzarvi al meglio nel tempo del rientro.

  • Mantenere uno stile di vita sano

Durante le vacanze potremmo aver esagerato con cibi poco salutari e aver trascurato l’esercizio fisico o la corretta routine sonno/veglia.

  • Pianificate attività piacevoli

Pianificate qualche attività piacevole al vostro rientro da fare nel tempo libero, attività ricreative, hobby o trascorrete del tempo con amici e famigliari.

  • Focalizzatevi sugli obiettivi futuri

Approfittate per riflettere sui vostri obiettivi futuri e come ottenerli.

Bastano anche piccoli progetti o attività che vi piacciano; e perché no magari la pianificazione del prossimo viaggio.

  • Riflettete sulle vostre emozioni

Se non riuscite a tornare alla normalità e provate delle emozioni intense e dolorose, allora è indispensabile capire i motivi per cui questo avviene.

Come sappiamo il ritorno alla normalità dopo le vacanze può essere un momento di transizione difficile per molti, ma se utilizzate le giuste strategie psicologiche può essere affrontato in modo positivo.

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Stress da vacanze: come superarlo

Lo so che sembra strano ma alcuni soffrono di stress da vacanza, anche se questa dovrebbe essere un momento di relax per staccare dalla quotidianità, dal lavoro e dai problemi che ci circondano.

Ma che cosa è lo stress da vacanza e come si può vivere le nostre vacanze senza questo?

Stress da vacanze: quali sono le cause?

Le vacanze, come dicevamo, per molti possono essere una fonte di stress prima ancora che comincino.

Alcuni iniziano a provare stress addirittura nella pianificazione di queste come:

  • scegliere il tipo di vacanza;
  • con chi andare;
  • budget

Scegliere dove andare e con chi andare a volte è un problema, in famiglia, in coppia o con un gruppo di amici.

Ovviamente, questa scelta comporta anche il pensare di condividere spazi con altri, come ad esempio il campeggio.

Un’altra problematica che è causa di stress da vacanza è il budget di cui disponiamo che a volte non ci permette di fare le vacanze da sogno che abbiamo sempre sognato.

Poi aggiungiamoci sotto data, il caldo e l’ansia, porteranno ad avere delle difficoltà fisiche e emotive.

Il fatto di essere maniaci del controllo non vi permetterà di adattarvi alla situazione se qualcosa non dovesse andare come l’avete programmato.

Insomma, gli attacchi di ansia da prestazione se la vacanza non è come l’avete programmata sono veramente dietro l’angolo.

Come provare a superarle:

  • imparando a vivere momento per momento. Vivete il momento senza pensare a quando tornerete a casa;
  • rivedete le aspettative. Non dove essere la soluzione al vostro stress, quanto un momento per voi e la vostra famiglia e per andare a ritmi più lenti del solito.
  • Siate chiari su che tipo di vacanza vorreste, così chi verrà con voi lo saprà.

Ecco allora qualche consiglio pratico:

  • apprezzate quello che possiamo fare e che abbiamo;
  • fate una pausa dai social media;
  • fate compromessi, purché siano accettabili;
  • non tornate al lavoro il giorno dopo del rientro della vacanze;
  • fate diverse vacanze in un anno.
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