età evolutiva

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La regolazione emotiva già nei primi mesi di vita dei bambini

Oggi voglio parlarvi di regolazione emotiva e di come questa sia già presente nei primi anni di vita del bambino.

Anche in questo caso un ruolo fondamentale per regolare questa attività è quella del caregiver!

Già a due mesi, il bambino è in grado di percepire le espressioni facciali prodotte dagli adulti.

Inoltre è in grado di attribuirvi un preciso stato emotivo.

Ma non solo, sono in grado di imitare le espressioni degli altri e regolare la proprio risposta emotiva sulla base di quella fornita dal genitore.

Il caregiver di riferimento a questo punto deve offrire il proprio aiuto per la modulazione delle emozioni.

Ma vediamo meglio cosa si intende per regolazione emotiva.

La regolazione emotiva: Lo Still Face (faccia a faccia)

Per spiegare questo concetto, vi devo parlare dello still face, una procedura che consiste in una osservazione strutturata con tre brevi episodi sequenziali.

Nel primo episodio di interazione faccia a faccia, la madre viene invitata a interagire con il bambino come fa di solito, utilizzando voce, gesti ed espressioni del volto.

Nel secondo episodio viene chiesto, invece, di stare immobile, in silenzio e con un’espressione del viso neutra.

Infine, il terzo episodio ripete il primo.

Queste ricerche hanno messo in luce che un bambino di 3-4 mesi è in grado di reagire alle modificazioni dell’espressività materna, modificando a sua volta le proprie modalità di comunicazione.

Se provate a farlo con i vostri bambini, nella maggior parte delle volte, di fronte al silenzio della madre, i bambini cercheranno di intensificare i loro sforzi comunicativi.

Magari con un sorriso o una risata, una vocalizzazione o semplicemente con l’intensità del loro sguardo.

Quando vedono che neanche a questi sforzi, la madre risponde, il bambino attua delle condotte di auto regolazione emotiva per modificare il proprio stato di disagio.

Il bambino inizierà quindi ad adottare anche lui una mimica inespressiva, manipolazione o stimolazione di parti del corpo, come una mano in bocca e rivolgendo lo sguardo da un’altra parte.

Questo provoca nei lattanti uno aumento dello stress e del disagio emotivo.

Da tutto questo, possiamo quindi notare come il ruolo di genitore, come regolatore esterno dello stato emotivo del bambino, sia fondamentale.

Quando la mamma non svolge la sua normale funzione regolatoria, i piccoli cercano di attivare degli schemi comportamentali così da poter gestire lo stress generato dalla non risposta del genitore.

Le strategie di regolazione emotiva nei bambini

Possiamo dire che il bambino mette in atto due possibili strategie di regolazione emotive: autodirette ed eterodirette.

Vediamo meglio cosa sono e come si manifestano.

Quelle autodirette sono delle strategie di regolazione emotiva che tendono a riportare il controllo del proprio stato emotivo agendo su se stessi.

Come abbiamo visto poco prima, tra queste rientrano il distoglimento dello sguardo o i comportamenti auto-consolatori come succhiare il pollice.

Tutte queste azioni hanno un effetto calmante sul bambino che è soggetto a una condizione di stress.

Le strategie regolatorie eterodirette sono finalizzate a ottenere il proprio stato emotivo, ma questa volta agendo sul genitore o sull’adulto.

In questa categoria rientrano le espressioni facciali, i tentativi di farsi prendere in braccio, il nervosismo.

Dovete però sapere che la distinzione tra queste due categorie non è poi così marcata.

La relazione diadica con la madre

La relazione con la madre è evidente fin dalle prime settimane di vita ma è all’età di 3-6 mesi che questa diventa più evidente grazie proprio alla regolazione emotiva sempre più articolata e complessa.

Il bambino inizia a essere attratto dagli oggetti e dall’ambiente circostante, richiamando così l’attenzione dell’adulto per essere supportato nella modulazione delle emozioni.

Questa regolazione emotiva rimane quella di riferimento almeno fino al periodo prescolare.

Durante il secondo anno di vita, si può vedere nei bambini anche delle strategie auto-regolatorie più mature, fondate sulle competenze cognitive, linguistiche e simboliche.

In questo caso il gioco simbolico diventa una delle strategie regolatorie più significative in assenza della madre.

Un attaccamento sicuro corrisponde alla sensibilità materna che crea delle competenze regolatorie e di sicurezza emotiva nel bambino.

Invece nel caso di un attaccamento insicuro, la sensibilità della madre è scarsa e ci sono pochi scambi tra loro.

Questo favorisce dei percorsi evolutivi inadeguati dello sviluppo e della competenza regolatoria.

Concludendo, possiamo affermare quindi che un clima famigliare che è caratterizzato dai conflitti e dalla scarsa sensibilità del caregiver potrebbe rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo della regolazione emotiva del bambino.

Portando anche questo a un forte disadattamento psicologico e alla scarsa sicurezza emotiva.

Al contrario, invece, un ambiente dove ci sono relazioni stabili tra i genitori, con affetto e attenzione alle richieste del bambino garantiscono una regolazione ottimale e prevengono i bambini da future psicopatologie.

Voi, vi siete ritrovate in questo tipo di caregiver con il vostro bambino?

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Federica OrlandiLa regolazione emotiva già nei primi mesi di vita dei bambini