ansia

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Disturbo da ansia di malattia: il trattamento

Il mese scorso abbiamo iniziato a parlare del disturbo da ansia di malattia e come riconoscerlo.

Oggi vorrei soffermarmi invece a parlarvi del trattamento.

Dovete sapere che non ci sono molti studi su questo particolare trattamento del disturbo ma ce ne sono tantissimi invece sull’efficacia degli interventi per l’ipocondria.

Tutti questi riportano che la migliore terapia in questo caso è quella cognitivo-comportamentale, sia per la riuscita che per la stabilità nel tempo.

Ma come avviene questo trattamento da ansia di malattia:

Questo protocollo standardizzato comprende tre fasi e due interventi che vedremo ora nello specifico.

  • Assestment: questa è la fase iniziale in cui il terapeuta indaga i comportamenti e le cognizioni disfunzionali. Questi vengono attivati davanti a uno stimolo critico che porta alla formazione e al mantenimento del disturbo in questione.
  • Psicoeducazione del disturbo: questa è la seconda fase dove viene condiviso un modello cognitivo comportamentale della patologia.
  • Interventi cognitivi: passiamo dopo a degli interventi che servono a ristrutturare i pensieri disfunzionali che generano preoccupazione per la salute. Serve soprattutto per mettere un freno ai meccanismi cognitivi che mantengono il disturbo; ad esempio il rimugino.
  • Interventi comportamentali: questi servono a estinguere le condotte elencate sopra e a interrompere i circoli viziosi. Si basano sulla tecnica di esposizione e prevenzione della risposta.
  • Fase finale: questa è di prevenzione delle ricadute e follow up che serve a controllare la stabilità degli esiti nel tempo.

Posso dirvi che nella letteratura, basata su studi recenti, si è evidenziato che per il trattamento da ansia di malattia, interventi di mindfulness aiutano il paziente.

Attraverso questo percorso da uno psicologo cognitivo comportamentale si può superare il disturbo da ansia di malattia.

 

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Federica OrlandiDisturbo da ansia di malattia: il trattamento
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Disturbo d’ansia di malattia: di cosa si tratta e i fattori

Oggi voglio parlarvi del disturbo d’ansia di malattia, sapete cosa è?

Questo disturbo ha la caratteristica centrale di credere e avere paura di avere una grave malattia fisica.

Chi è affetto da questo disturbo interpreta in malo modo dei sintomi minori che possono essere magari una normale sensazione fisiologica o una disfunzione benigna.

Ognuno di noi, a volte è più preoccupato per la nostra salute, è normale presentare saltuariamente una preoccupazione di questo genere.

Sfocia però in disturbo d’ansia da malattia quando è persistente e va a compromettere la nostra vita sociale, lavorativa e interpersonale.

Disturbo d’ansia di malattia: le caratteristiche

Come abbiamo appena detto, la principale caratteristica di questo disturbo è quella di avere una grave malattia fisica che ci autodiagnostichiamo interpretando erroneamente dei sintomi fisici minori.

Questa costante preoccupazione rimane invariata anche dopo diversi controlli medici che escludono la malattia.

Quindi, come vediamo neanche la certezza di esami negativi e il parere di professionisti del settore riesce a placare quest’ansia che invece aumenta sempre di più.

Nel caso in cui sia veramente presente una condizione medica specifica, la persona affetta da questo disturbo manterrà comunque un’ansia spropositata ed eccessiva rispetto alla gravita della diagnosi.

Per attivarla basta che vengano a conoscenza di qualche persona che ne è affetta o sentirne parlare al telegiornale.

Fanno numerosi check fisici ma soprattutto a cercano sintomi della malattia utilizzando come strumento internet.

Come avrete capito questi comportamenti aumentano la credenza di avere quella determinata malattia.

Modalità in cui può manifestarsi questo disturbo:

Le principali modalità sono quelle di evitare contatti con operatori sanitari trascurando così la propria salute.

Sono spaventati dal fatto che possa svilupparsi o aggravarsi il pensiero di questa malattia.

Altre persone, invece, cercano rassicurazioni soprattutto in specialisti medici.

Non si rivolgono a degli psicologi perché credono di avere una malattia fisica.

Questo genera delle grandi frustrazioni e sofferenze in chi ne soffre ma anche alle persone che gli stanno accanto.

Infatti, vengono compromesse le normali attività della vita quotidiana.

Per vostra conoscenza, Il disturbo d’ansia di malattia è inserito nella sezione del disturbo da sintomi somatici e disturbi correlati.

Nel prossimo articolo parleremo del trattamento.

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Federica OrlandiDisturbo d’ansia di malattia: di cosa si tratta e i fattori
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Il trattamento della fobia sociale

Vi ho parlato del tema dell’ansia sociale, come si verifica e quali sono i sintomi, oggi vorrei invece parlarvi del trattamento della fobia sociale.

La fobia sociale è un disturbo caratterizzato da un’intesa e continua paura di affrontare le situazioni sociali.

Qui si è esposti alla presenza e soprattutto al giudizio di altri, che fa sentire chi ne soffre incapace o inadeguato.

Molto spesso queste persone si trovano ridicole e di conseguenza entrano in uno stato d’ansia.

Uno dei trattamenti considerati più efficaci, secondo le linee guida internazionali, per curare la fobia sociale è la psicoterapia cognitivo-comportamentale.

Questa, infatti, è finalizzata a ridurre la sintomatologia ansiosa, riducendo così anche l’isolamento sociale.

Inoltre, vi aiuta a promuovere un migliore funzionamento sociale e a lavorare sulla vostra persona.

Ecco perché è importante scegliere il giusto terapeuta che abbia una formazione in questo campo e non uno generico.

Il trattamento della fobia sociale nella psicoterapia cognitivo comportamentale si basa su:

 

  1. Ridurre la sintomatologia ansiosa, il timore del giudizio degli altri e il bisogno di riconoscimento
  2. Controllare il rimuginio anticipatorio sulle proprie prestazioni
  3. Ridurre il timore di mostrare ansia
  4. Ridurre i comportamenti di controllo dell’ansia e gli evitamenti delle situazioni sociali ansiogene.

Il percorso terapeutico cognitivo comportamentale è quindi la chiave vincente per sconfiggere questo disturbo.

 

 

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Federica OrlandiIl trattamento della fobia sociale
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La fobia sociale a livello cognitivo, comportamentale ed emotivo

Nel mese scorso abbiamo parlato del disturbo d’ansia sociale, oggi voglio spiegarvi meglio la fobia sociale a livello cognitivo, comportamentale ed emotivo.

Il nucleo patologico della fobia sociale è rappresentato da una forte sensibilità verso il giudizio delle altre persone.

Il soggetto teme di essere osservato e di diventare, così, oggetto di scherno.

Inoltre, suppone che le proprie prestazioni lo portano ad esporsi a delle valutazioni negative.

Quindi, possiamo dire che a livello cognitivo è caratterizzato da una eccessiva criticità verso sé stesso.

Inoltre, tende a percepirsi come una persona debole, incompetente e molto spesso ridicolo, il contrario di come vede gli altri.

Il fobico sociale sul piano comportamentale adotta la condotta dell’evitamento e del rinvio.

Inoltre, nelle relazioni sociali utilizza un comportamento protettivo con una comunicazione assertiva e di sottomissione.

Per quanto riguarda, invece, il comportamento emotivo la persona affetta da questo disturbo vive un senso di agitazione e preoccupazione che aumenta con l’avvicinarsi dell’evento.

Nel momento della situazione fobica sopraggiungono ansia, vergogna e umiliazione.

Quando il fobico sociale si avvicina alle situazioni temuto, generalmente presenta anche un asia anticipatoria che può comparire diversi giorni prima dell’evento.

E’ prassi del fobico rimuginare a lungo sulla possibile situazione futura, portando così immagini e pensieri ad una concezione negativa.

Aumentando un livello di ansia che è disfunzionale e che porta a un circolo vizioso.

Per evitare le conseguenza temute, il soggetto, utilizza dei comportamenti protettivi.

Questi comportamenti sono delle strategie che il soggetto mette in atto, credendo di “controllare” i sintomi fobici in realtà producono maggiore ansia e interferiscono negativamente con la prestazione o le attività temute.

Questo vuol dire che questi comportamenti protettivi fanno apparire la persona ancora più goffa, impacciata o meno disponibile all’interazione.

Infine, possiamo dire che il fobico sociale oltre ai comportamenti appena elencati, attua un processo di esame a posteriori sulla situazione.

Molto spesso anche se questa è stata positiva, la valuta negativamente.

Ora, avete un quadro clinico della fobia sociale più ampio!

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Federica OrlandiLa fobia sociale a livello cognitivo, comportamentale ed emotivo
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Fobia sociale: cos’è e quali sono i sintomi

Oggi voglio parlarvi di fobia sociale o quello che viene chiamato anche disturbo d’ansia sociale.

Questo è considerato un disturbo psicologico che viene caratterizzato da un’intensa e persistente paura di affrontare le normali situazioni sociali.

Le persone quindi non riescono a esporsi alla presenza e al giudizio degli altri per la costante paura di apparire incapaci o ridicoli.

Quindi, in poche parole possiamo dire che si tratta di un disturbo d’ansia che viene causato dalla paura di essere giudicati negativamente in situazioni sociali o nello svolgimento delle proprie attività.

Ad esempio, questa fobia sociale potrebbe presentarsi mentre mangia o beve in pubblico, parla di fronte a un gruppo di persone, partecipa a una festa e molte altre azioni quotidiane.

Come dicevamo, quindi, il timore della fobia sociale è proprio quello di essere giudicati come delle persone ansiose, impacciate, stupide o inadeguate.

Questi sentimenti possono provocare nell’individuo un forte senso di disagio che porterebbe anche a palpitazioni, tremori, rossori, confusione e molto altro, provocando così degli attacchi di panico.

Fobia sociale: i sintomi e le cause

Il DSM 5, ossia il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali riporta che i sintomi della fobia sociale sono:

  • Marcata paura o ansia rispetto diverse situazioni sociali in cui l’individuo è esposto al possibile giudizio degli altri
  • L’individuo teme di mostrare i sintomi di ansia e che verranno valutati negativamente (umiliazione, imbarazzo)
  • Le situazioni sociali provocano quasi sempre paura o ansia
  • Le situazioni sociali vengono evitate o sopportate con intensa paura o ansia
  • La paura o ansia è sproporzionata alla minaccia reale rappresentata dalla situazione sociale e al contesto socio-culturale
  • La paura, l’ansia o l’evitare causano disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti del funzionamento

Detto questo possiamo dire che le cause che portano alla fobia sociale sono multifattoriali.

Per concludere dovete sapere che i fattori che possono influenzare lo sviluppo della fobia sociale ci sono quelli ambientali – psicologici, dei quali fanno parte il vissuto soggettivo attraverso le modalità di relazioni.

Queste vengono impresse dentro di noi fin dall’infanzia e dal nostro contesto di vita.

Tra i maggiori fattori di rischio di questo disturbo ci sono:

  • la storia familiare, qualcuno in famiglia che soffre o ha sofferto di questo disturbo;
  • i tratti della personalità come la timidezza;
  • esperienze di bullismo o derisione;
  • umiliazione;
  • criticismo compreso l’abuso sessuale.
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Federica OrlandiFobia sociale: cos’è e quali sono i sintomi
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Psicoterapia per gli attacchi di panico: come curare questo disturbo!

Oggi vogliamo soffermarci a parlare meglio della psicoterapia per gli attacchi di panico, ossia come curare questo disturbo.

Come dicevamo lo scorso articolo, gli attacchi di panico sono degli episodi d’improvvisa e intensa paura o l’escalation rapida dell’ansia che normalmente è presente in noi.

Vediamo nello specifico quali sono i passi fondamentali della psicoterapia per gli attacchi di panico.

Psicoterapia per gli attacchi di panico

La ricerca scientifica ha dimostrato che per curare gli attacchi di panico con o senza agorafobia e per i disturbi d’ansia in generale, la forma di psicoterapia più efficace èquella “cognitivo-comportamentale“.

La terapia è relativamente breve, con cadenza settimanale, dove il paziente svolge un ruolo attivo nella soluzione del proprio problema.

Possono esserci casi più difficili che richiedono, quindi, una terapia più lunga.

Il paziente durante le sedute, insieme al suo terapeuta, si concentra sull’apprendimento di alcune modalità di pensiero e di comportamento, funzionali alla cura degli attacchi di panico.

Questo viene fatto con il fine e l’intento di spezzare i circoli viziosi tipici di questi disturbi.

Inoltre, per questi disturbi è controindicato affidarsi a farmaci o ad altre terapie, senza aver prima intrapreso un percorso cognitivo comportamentale.

Psicoterapia per gli attacchi di panico: i passi fondamentali

Tecniche cognitive

Nella terapia le tecniche cognitive utilizzate sono delle strategie verbali volte a modificare i pensieri catastrofici automatici.

Questi sono ad esempio: mi verrà un infarto, un attacco di cuore, sverrò…

Queste strategie fanno si che con il tempo la persona impari a non aver paura delle sensazioni fisiche di ansia.

Insomma, non avendo paura, impara a gestirle e a conviverci aspettando che queste passino.

In questo modo, si evita l’escalation di ansia che ci porta ad avere degli attacchi di panico.

Tecniche comportamentali

Oltre alle tecniche cognitive con le strategie verbali, si associano delle tecniche comportamentali volte, appunto, a modificare i comportamenti problematici che mantengono questo disturbo.

Per prima cosa, è fondamentale contrastare gradualmente la tendenza che i pazienti hanno di evitare le situazioni temute.

Inoltre, bisogna aiutare il soggetto ad esporsi alle sensazioni fisiche che lo allarmano, come ad esempio la tachicardia.

Questo viene fatto utilizzando esercizi durante le sedute e la ripresa di attività che venivano evitate.

Si accompagna il paziente attraverso un percorso in cui le attività tornino ad essere parte della sua vita.

Come ad esempio, riprendere i mezzi pubblici o frequentare i centri commerciali.

Il passo successivo è quello di abbandonare gradualmente quelli che vengono considerati “comportamenti protettivi” e che danno un illusorio senso di sicurezza.

Questi sono lo stare chiusi a casa evitando le situazioni oppure farsi accompagnare da chiunque in giro.

Un’altra tecnica utile è quella del rilassamento e di strategie che aumentino la capacità del soggetto di accettare le emozioni negative.

In particolar modo possiamo far riferimento alla meditazione mindfulness e alle tecniche esperienziali tipiche della Acceptance and Commitment Therapy (ACT).

Infine, se gli attacchi di panico dopo un percorso di psicoterapia cognitiva comportamentale non dovessero passare, sarà opportuno prendere in esami eventuali traumi compresa la prima esperienza di attacco di panico grazie alla tecnica del EMDR.

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Federica OrlandiPsicoterapia per gli attacchi di panico: come curare questo disturbo!
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Attacchi di panico: I sintomi del più comune disturbo d’ansia!

Oggi voglio parlarvi degli attacchi di panico che sono uno dei sintomi del più comune disturbo d’ansia.

Per prima cosa, definiamo cosa sono gli attacchi di panico.

Questi sono degli episodi di improvvisa ed intensa paura o l’escalation rapida dell’ansia che normalmente è presente in noi.

Solitamente, chi ha provato o prova per la prima volta gli attacchi di panico, li descrive come una terribile esperienza che arriva in modo improvviso ed inaspettato.

Per questo motivo la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e dominante rispetto ad altre sensazioni.

Ed ecco così, che il singolo episodio, diventa un vero e proprio disturbo di panico, più per “paura della paura” che per altri motivi.

Entrando così in un circolo vizioso che può sfociare nella agorafobia, ossia l’ansia relativa al trovarsi in luoghi o situazioni dalle quali diventa difficile o imbarazzante allontanarsi.

Per la maggior parte delle persone che soffre di attacchi di panico diventa veramente difficile uscire da casa da soli oppure viaggiare sui mezzi pubblici.

Senza parlare di guidare un automobile o semplicemente stare in mezzo alla gente.

Quindi per non trovarsi in queste situazioni la persona soggetta ad attacchi di panico le evita, diventando quindi a sua volta schiavo del panico.

Molto spesso, inoltre, costringe le persone a lui più ad adattarsi a questa sua situazione.

Non rimane mai da solo e si fa accompagnare ovunque.

Per questi motivi arriva anche un forte senso di frustrazione, dell’essere “grandi” ma dipendere necessariamente dagli altri, arrivando così ad una depressione secondaria.

Caratteristiche degli attacchi di panico

La caratteristica fondamentale del disturbo di attacchi da panico, come dicevamo prima, è la presenza di attacchi ricorrenti ed inaspettati.

Dovete sapere che questi sono seguiti da almeno un mese di preoccupazione persistente di avere un altro attacco di panico.

La persona che soffre di attacchi di panico si preoccupa delle conseguenze cambiando così il proprio stile di vita.

Principalmente, decide di evitare le situazioni in cui teme che questi possano verificarsi.

Possiamo dire che il primo attacco di panico è generalmente inaspettato, e quindi arriva “a ciel sereno”, spaventando il soggetto.

Gli attacchi di panico con il passare del tempo possono invece diventare prevedibili.

La diagnosi:

Per poter fare una diagnosi, un individuo deve almeno aver avuto due attacchi di panico inaspettati.

Molto spesso le preoccupazioni per un possibile nuovo attacco di panico sono associate con l’evitare le situazioni.

Determinando così una vera e propria Agorafobia, in questo caso viene diagnosticato un disturbo di panico con agarafobia.

Dovete sapere che molto spesso gli attacchi di panico sono più frequenti in periodi stressanti, infatti, alcuni eventi della vita possono fungere da fattori precipitanti.

Tra gli eventi di vita precipitanti riferiti dai pazienti ci sono:

  • il matrimonio o la convivenza
  • la separazione
  • la perdita o la malattia di una persona significativa
  • l’essere vittima di una qualche forma di violenza
  • problemi finanziari e lavorativi

Inoltre, gli eventi molto stressanti, le situazioni agorafobiche, il caldo e le droghe possono far insorgere delle sensazioni corporee anomale che possono essere interpretate in maniera catastrofica.

Questo fa aumentare il rischio di generare attacchi di panico.

Sintomi degli attacchi di panico:

Molto spesso gli attacchi di panico sono accompagnati anche da sintomi somatici e cognitivi quali:

  • palpitazioni, tachicardia (battiti irregolari, agitazione nel petto)
  • sudorazione improvvisa
  • tremore,
  • dolori al petto
  • sensazione di soffocamento
  • nausea o disturbi addominali
  • vertigini o sensazioni di instabilità
  • paura di morire o di impazzire
  • brividi o vampate di calore.

L’attacco di panico ha un inizio improvviso, raggiunge rapidamente l’apice (di solito entro 10 minuti o meno) e dura circa 20 minuti (ma a volte molto meno o di più).

Non tutti i sintomi sono necessari perché questo si verifichi un attacco di panico.

Molto spesso sono caratterizzati solo da uno di questi sintomi.

Quello che dovete sapere è che la frequenza e la gravità dei sintomi varia nel corso del tempo e delle circostanze in cui vi trovate.

Per farvi un esempio concreto, alcuni individui possono presentare attacchi moderatamente frequenti, come una volta alla settimana, che si manifestano per mesi.

Altri invece, possono avere degli attacchi di panico più frequenti con sintomi meno intensi oppure intervallati da settimane e mesi per molti anni.

Molto comune negli individui con disturbo di panico sono gli attacchi paucisintomatici.

Questo si manifestano solo con una parte del sintomo del panico, senza esplodere in un vero e proprio attacco.

La maggior parte di questi individui però ha avuto anche attacchi di panico completi.

Concludendo, la persona che soffre di attacco di panico ha difficoltà a pensare chiaramente e teme che i sintomi che avverte siano veramente pericolosi.

Per molti, questi attacchi indicano la presenza di una malattia non diagnosticata e pericolosa che gli esami medici non rilevano.

Per altri, i sintomi dell’attacco di panico indicano che stanno “impazzendo” o perdendo il controllo della propria vita.

Quello che si deve fare quando si soffre di un attacco di panico è quello di rivolgersi ad uno specialista che gli aiuterà ad arrivare all’origine di questo problema d’ansia.

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Federica OrlandiAttacchi di panico: I sintomi del più comune disturbo d’ansia!
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Gestire l’ansia: 3 suggerimenti utili!

 

Oggi voglio parlarvi di come gestire l’ansia dato che nel precedente articolo, che potete leggere cliccando qui, abbiamo spiegato che cos’è!

Come gestire l’ansia è una delle prime domande che mi fanno i pazienti quando iniziano una terapia, ma non è così facile rispondere.

L’ansia si gestisce attraverso un percorso con un professionista che ci aiuta a capire quale sia la vera causa che procura questo fenomeno.

Ma possiamo comunque dire che ci sono alcuni suggerimenti utili a gestire l’ansia e io ve ne elencherò 3 in questo articolo, che magari potranno esservi utili.

3 SUGGERIMENTI UTILI PER GESTIRE L’ANSIA:

  1. Evita di evitare. Il primo suggerimento utile per gestire l’ansia è proprio evita di evitare.

Quando evitiamo una situazione difficile inizialmente avvertiamo una diminuzione dell’ansia. In realtà, però, più evitiamo una situazione e più ansiosi diventiamo all’idea di doverla affrontare in futuro. In questo modo, a lungo andare, l’evitamento rafforza l’ansia perché contribuisce a convincerci che i pericoli che temiamo sono gravi e noi non sappiamo contrastarli. L’ evitamento aumenta l’ansia per 3 motivi:

  • Non avvicinandoci a ciò che ci spaventa non abbiamo, quindi, l’opportunità di imparare dei modi per tollerare l’ansia.
  • Non impariamo ad affrontare la situazione che ci spaventa.
  • Non abbiamo l’opportunità di scoprire che la situazione non è così pericolosa come pensiamo.

Insomma, in sintesi il consiglio per gestire l’ansia è affrontare le nostre paure ed imparare così ad esporci alle diverse situazioni.

 

2. Riconosci i pensieri attivanti. Un altro suggerimento per gestire che voglio darvi è quello di ricordarvi che i pensieri e le emozioni sono tra loro legati. Un pensiero riguardante un evento difficile può generar un’emozione a sua volta difficile come l’ansia, viceversa, uno stato d’ansia può essere all’origine di pensieri negativi. Quindi, i pensieri dettati dall’ansia sono diretti al futuro e spesso prevedono catastrofi, spesso iniziano con “e se succede che…”

Lo scopo, in questo caso, non è quello di eliminare o sopprimere i pensieri che generano ansia, ma accettarli per quello che sono: solo pensieri. Invece, molte volte, prendiamo i pensieri molto sul serio, quasi come se fossero dati di fatto, ed è una cosa sbagliata.

Focalizzarsi sui pensieri negativi porta la persona nel tempo, ad attivare una modalità ansiosa caratterizzata da costante agitazione e irrequietezza che spesso provocano disagio e malessere.

 

3. Imparare tecniche di rilassamento. Infine l’ultimo utile suggerimento che vi do per gestire l’ansia sono le tecniche di rilassamento. Queste sono utili per imparare a ridurre le reazioni fisiche dell’ansia. Una tecnica che può essere utile è quella del respiro. Ecco i seguenti passi da fare:

  • respira profondamente con la pancia, rallenta il ritmo del ciclo di inspirazione e di espirazione (in media 5-6 respiri al minuto) e fai inspirazioni più lunghe delle inspirazioni (per esempio inspira per 4 secondi ed espira per 8 secondi).

Ora, se vi sentite ansiosi quello che dovete fare è provare a rileggere questi tre suggerimenti per gestire l’ansia e metterli in pratica.

Sicuramente, vi sentirete meglio!

 

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Federica OrlandiGestire l’ansia: 3 suggerimenti utili!
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L’ansia è patologica? Capiamolo meglio!

L’ansia è patologica secondo voi?

Come avrete già capito, oggi voglio parlarvi dell’ansia e concentrarmi soprattutto se questa sia patologica oppure no.

Molte volte ho sentito dire, anche da miei pazienti, di avere un’ansia patologica.

Facciamo un po’ di chiarezza!

Per prima cosa dovete sapere che l’ansia si riferisce alle risposte fisiologiche dell’agitazione.

Quindi, non è altro che una reazione psicobiologica ad una valutazione di pericolo.

Etimologia ansia:

L’etimologia di questa parola arriva dal latino e significa “stringere”.

Se ci fate caso, infatti, l’ansia è caratterizzata da sentimenti di paura e di preoccupazione.

Cerchiamo allora di capire meglio che cos’è l’ansia.

Se devo darvi una definizione scientifica vi dirò che è un sistema di difesa adattivo che fa parte del nostro patrimonio genetico.

Grazie all’ansia la nostra specie si è evoluta perché questa ci permette di individuare un pericolo e fuggire da esso ed è sempre determinante per la sopravvivenza.

Insomma, per dirla con altre parole, il sistema d’ansia ci aiuta a superare le normali difficoltà e ci permette di reagire di fronte ad un pericolo.

Per farvi un esempio concreto, se il nostro caro vecchio homo sapiens, di fronte ad un pericolo non avesse provato paura e soprattutto se questa paura non lo avesse spinto a scappare via, probabilmente oggi non saremmo nemmeno qui

Ora, quindi vi starete chiedendo,  ma l’ansia nella vita di tutti i giorni è patologica?

Nella società odierna non dobbiamo più scappare da una tigre minacciosa.

Così, questa spinta ad agire, si è adattata alla vita di oggi; subendo l’influenza delle nostre esperienze personali e della nostra cultura.

Il vero problema nasce però quando il nostro sistema d’ansia è sempre in allerta, è eccessivo o sproporzionato rispetto alla situazione.

A questo punto, siamo quindi di fronte ad un disturbo d’ansia.

Questo, ci può portare al non riuscire ad affrontare le situazioni più comuni e banali.

Come ad esempio, una semplice uscita con gli amici oppure un giro in macchina.

L’ansia può essere così forte da non permetterci più di vivere la nostra quotidianità.

Ci può portare ad evitare sempre più situazioni, persone e luoghi che prima eravamo soliti frequentare!

Inoltre, dovete sapere che il nostro sistema di allerta non si attiva solo di fronte alla situazione di pericolo ma questo può essere generato anche dai nostri pensieri.

Quindi, se vi state ritrovando in quello detto fin ora, ossia che il vostro sistema di allarme è in continua attivazione e vi sentite perennemente ansiosi, ricordatevi che è possibile uscirne grazie ad un percorso psicologico.

Concludendo l’ansia non è patologica ma lo può diventare se il nostro sistema di allarme è in continua attivazione.

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