Blog

di Federica Orlandi

Eye-Movement-Desensitization-Reprocessing..jpg

EMDR: che cosa è e a cosa serve?

Oggi voglio parlarvi, di un nuovo argomento, l’EMDR ossia Eye Movement Desensitization and Reprocessing.

Dopo la scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale ho deciso di formarmi anche su questo metodo terapeutico chiamato EMDR.

Come dicevamo è un metodo terapeutico di evidence-based che permette l’elaborazione dei ricordi traumatici immagazzinati in modo disfunzionale all’interno del sistema di memoria.

Questi, costituiscono poi la base della psicopatologia.

A questo punto, è doveroso e necessario chiarire che cosa si intende per trauma psicologico e quale sia l’impatto sulla vita di un individuo.

Dovete sapere che non è ancora del tutto chiaro quali siano le caratteristiche che possono rendere traumatico un particolare evento.

Tanto meno quali siano i meccanismi che conducano alcuni individui a manifestare esiti psicologici dopo un determinato evento, mentre ad altri non succede.

Va comunque ricordato che non tutti gli eventi difficili della vita sono da considerarsi di per sè traumatici.

Quello che contribuisce a definirli come tale è l’impatto che questi esercitano sull’individuo che li subisce.

Comprendiamo tutto questo meglio:

Dobbiamo fare una prima distinzione tra il concetto di trauma e quello di stress traumatico.

Selye (1976) ha definito lo stess come una reazione aspecifica del nostro organismo nei confronti di uno o più agenti stressanti.

Questa risposta di stess nello specifico, che noi condividiamo con gli animali, è una reazione automatica alla percezione di eventi esterni come particolarmente attivanti ma che non necessariamente devono essere considerati come disadattivi.

Pensiamo, ad esempio, alla paura!

Questa è un emozione primaria fondamentale per la nostra sopravvivenza ed è proprio grazie ad essa che riusciamo a difenderci dal pericolo.

In questo caso, quello che viene considerato disfunzionale è la risposta di stress in seguito ad un evento che viene percepito da noi come imprevedibile, ossia fuori controllo.

Questo può avere un forte impatto sul benessere e sulla qualità di vita!

Il termine trauma indica una sensazione di frattura che l’individuo percepisce all’interno della sua quotidianità e nella vita che conosceva fino a quel momento.

Infatti, a seguito di un evento traumatico, l’individuo non sarà più lo stesso e sperimenterà un divario tra quello che era prima dell’evento traumatico e tutto ciò che si verifica dopo questo.

Secondo Van Der Kolk (1996), l’evento traumatico deve essere inteso come un evento stressante, dal quale non ci si può sottrarre e che supera o domina le capacità di resistenza del soggetto.

Questa situazione può essere ricondotta ad un avvenimento isolato oppure ad una condizione che si perpetua nel tempo.

Ma quello che caratterizza il trauma psicologico è l’impossibilità dell’individuo di reagire efficacemente ad una minaccia.

In quanto si tratta di un evento che non è emotivamente sostenibile da parte di chi lo subisce.

Il per il DSM le tipologie di traumi con la T maiuscola sono: aggressioni, catastrofi ambientali, lutti improvvisi, ecc.

Ossia, tutti quegli eventi che possono avere delle importanti ripercussioni su chi li subisce, arrivando anche a compromettere la loro qualità di vita.

L’osservazione e la pratica clinica, però, ci dicono che alcuni eventi come essere stati oggetto di critiche con momenti di svalutazione o umiliazioni, possono portare alle stesse reazioni post-traumatiche degli eventi sopra citati.

Esperienze simili, che nella letteratura scientifica vengono definite con la t minuscola, intaccano la fiducia in se stessi e il proprio senso di autoefficacia.

Questo porta, quindi, l’individuo a sviluppare una visione di sé e del mondo ristretta e limitata.

Possiamo inoltre dire, che rientrano in questa categoria anche quelli che vengono definiti come “traumi relazionali” (Schore, 2003, 2009).

Ossia, quelle esperienze disfunzionali vissute all’interno di relazioni interpersonali che possono generare delle forti emozioni di impotenza e vergogna.

Inoltre, possono essere associate allo sviluppo di credenze negative su di sé come, ad esempio, “non sono amabile”, “non valgo”, “non sono importante”.

È essenziale quindi ricordare che tanto più un evento traumatico è precoce, tanto maggiori e più profonde potranno essere le sue ricadute sulle traiettorie di sviluppo di un individuo.

Concludendo, l’EMDR parla il linguaggio del trauma e permette di accedere a tali memorie traumatiche in modo diretto.

Questo perché lavora sullo stesso livello neurofisiologico in cui i ricordi di questi eventi sono rimasti intrappolati.

continua a leggere
Federica OrlandiEMDR: che cosa è e a cosa serve?
Progetto-senza-titolo.png

La felicità: sapete esattamente cosa vuol dire questa parola?

Felicità:  sapete esattamente cosa vuol dire questa parola?

Bene, dovete sapere che una delle risposte più frequenti che mi viene data durante una terapia alla domanda:

“Cosa ti aspetti da questo percorso e quali obiettivi hai?”

E’ la felicità. Insomma, si vorrei essere felice!

Possiamo dire che tutti vogliono essere felici ma che cos’è esattamente la felicità?

Ma sappiamo realmente cosa vuol dire questa parola dato che la ritroviamo spesso, sulla bocca di tutti, fin da quando siamo piccoli?

Queste sono solo alcune domande che ci poniamo su questo vastissimo tema.

Molti di voi, potrebbero dirmi, è così che ci è stato insegnato fin da piccoli perché tutte le favole finiscono con …. e vissero felici e contenti!

Ma perché non accade anche a noi.

Ecco, allora, che le cose si complicano perché la felicità ha due significati diversi:

Quello più comune riguarda il fatto di sentirsi bene, di provare quella sensazione di piacere.

Dobbiamo però dire che come tutte le emozioni umane, anche la sensazione di felicità non è duratura.

Il secondo significato di felicità, sul quale vorrei soffermarmi maggiormente a riflettere con voi, è quello che rappresenta il vivere una vita ricca, piena e significativa che ci fa agire secondo i nostri valori.

Ammetterete insieme a me, che una vita vissuta in questo modo, vi darà sicuramente molte sensazioni piacevoli, ma allo stesso modo ci donerà anche quelle spiacevoli, come ad esempio la tristezza, la paura o la rabbia.

La verità, che vi piaccia o no, è che la vita comprende anche queste emozioni compreso il dolore e non possiamo evitarlo.

Questo significa che alternato alla felicità avremo anche, in un modo o nell’altro, dei pensieri e dei sentimenti dolorosi.

Quello che sto cercando di dirvi, e quindi la buona notizia, è che non possiamo evitare il nascere di questo dolore ma possiamo imparare ad affrontarlo meglio.

Possiamo imparare a crearci una vita che valga la pena di essere vissuta!

Progetto senza titolo (1)I passi per sfatare i miti della felicità

Il primo passo che dobbiamo fare, quindi per imparare a gestire il dolore, è quello di iniziare ad identificare e quindi a sfatare quali sono i miti della felicità.

Pensiamo a questa frase:

  • La felicità è la condizione naturale di tutti gli esseri umani!

Questo è sicuramente un falso mito della felicità.

La cultura odierna si ostina a sostenere che l’uomo sia felice per natura.

Pensate a tutti i film, le serie tv, i libri che hanno per finale la felicità dei protagonisti; il bene che trionfa sul male!

Secondo voi, è verosimile? Questo corrisponde alle vostre esperienze di vita?

Bene, ora vi dico che i dati riportano che in realtà 1 adulto su 10, tenta il suicidio almeno una volta nella sua vita e che 1 su 5 soffre di depressione.

Come potete vedere non ci sono finali di felicità, ma purtroppo grazie a questo falso mito, le persone vanno in giro pensando che tutti siano felici, eccetto loro.

Questa loro convinzione, radicata anche grazie ai film e serie tv, genera ancora più infelicità.

Il secondo mito da sfatare è questo:

  • Se non sei felice hai qualcosa che non va!

Come dicevamo anche prima, la nostra società ritiene che la sofferenza sia qualcosa di anormale, viene infatti considerata una debolezza.

Questo vuol dire che quando abbiamo pensieri o delle emozioni dolorose, ci rimproveriamo per la nostra debolezza.

In realtà questi sono i normali processi di pensiero della nostra mente!

Quello che sto cercando di dirvi è che non siete difettosi ma la vostra mente sta facendo quello che l’evoluzione l’ha portata a fare.

  • Per avere una vita migliore dobbiamo sbarazzarci dei sentimenti negativi!

Tutte quelle cose che generalmente rivestono un ruolo importante nella nostra vita implicano un’intera gamma di sentimenti. Questi possono essere sia spiacevoli che piacevoli.

Ad esempio, se pensate ad una relazione sentimentale stabile questa potrà farvi provare delle sensazioni stupende come l’amore e la gioia, ma vi procurerà anche delusione e frustrazione.

Un altro esempio nella vita lavorativa o personale sono i progetti importanti, questi ci danno una grande energia e del forte entusiasmo, ma allo stesso tempo comportano anche ansia e stress.

Tutto questo è per dirvi di non credere ai miti sulla felicità, perché sono solo nocivi per voi.

Quello che dovete fare per cercare di crearvi una vita il più possibile migliore è quello di essere in grado di provare e soprattutto accettare le emozioni spiacevoli.

Solo così potrete essere veramente felici!

 

continua a leggere
Federica OrlandiLa felicità: sapete esattamente cosa vuol dire questa parola?
joice-kelly-rXrMy7mXUEs-unsplash.jpg

Gestire l’ansia: 3 suggerimenti utili!

 

Oggi voglio parlarvi di come gestire l’ansia dato che nel precedente articolo, che potete leggere cliccando qui, abbiamo spiegato che cos’è!

Come gestire l’ansia è una delle prime domande che mi fanno i pazienti quando iniziano una terapia, ma non è così facile rispondere.

L’ansia si gestisce attraverso un percorso con un professionista che ci aiuta a capire quale sia la vera causa che procura questo fenomeno.

Ma possiamo comunque dire che ci sono alcuni suggerimenti utili a gestire l’ansia e io ve ne elencherò 3 in questo articolo, che magari potranno esservi utili.

3 SUGGERIMENTI UTILI PER GESTIRE L’ANSIA:

  1. Evita di evitare. Il primo suggerimento utile per gestire l’ansia è proprio evita di evitare.

Quando evitiamo una situazione difficile inizialmente avvertiamo una diminuzione dell’ansia. In realtà, però, più evitiamo una situazione e più ansiosi diventiamo all’idea di doverla affrontare in futuro. In questo modo, a lungo andare, l’evitamento rafforza l’ansia perché contribuisce a convincerci che i pericoli che temiamo sono gravi e noi non sappiamo contrastarli. L’ evitamento aumenta l’ansia per 3 motivi:

  • Non avvicinandoci a ciò che ci spaventa non abbiamo, quindi, l’opportunità di imparare dei modi per tollerare l’ansia.
  • Non impariamo ad affrontare la situazione che ci spaventa.
  • Non abbiamo l’opportunità di scoprire che la situazione non è così pericolosa come pensiamo.

Insomma, in sintesi il consiglio per gestire l’ansia è affrontare le nostre paure ed imparare così ad esporci alle diverse situazioni.

 

2. Riconosci i pensieri attivanti. Un altro suggerimento per gestire che voglio darvi è quello di ricordarvi che i pensieri e le emozioni sono tra loro legati. Un pensiero riguardante un evento difficile può generar un’emozione a sua volta difficile come l’ansia, viceversa, uno stato d’ansia può essere all’origine di pensieri negativi. Quindi, i pensieri dettati dall’ansia sono diretti al futuro e spesso prevedono catastrofi, spesso iniziano con “e se succede che…”

Lo scopo, in questo caso, non è quello di eliminare o sopprimere i pensieri che generano ansia, ma accettarli per quello che sono: solo pensieri. Invece, molte volte, prendiamo i pensieri molto sul serio, quasi come se fossero dati di fatto, ed è una cosa sbagliata.

Focalizzarsi sui pensieri negativi porta la persona nel tempo, ad attivare una modalità ansiosa caratterizzata da costante agitazione e irrequietezza che spesso provocano disagio e malessere.

 

3. Imparare tecniche di rilassamento. Infine l’ultimo utile suggerimento che vi do per gestire l’ansia sono le tecniche di rilassamento. Queste sono utili per imparare a ridurre le reazioni fisiche dell’ansia. Una tecnica che può essere utile è quella del respiro. Ecco i seguenti passi da fare:

  • respira profondamente con la pancia, rallenta il ritmo del ciclo di inspirazione e di espirazione (in media 5-6 respiri al minuto) e fai inspirazioni più lunghe delle inspirazioni (per esempio inspira per 4 secondi ed espira per 8 secondi).

Ora, se vi sentite ansiosi quello che dovete fare è provare a rileggere questi tre suggerimenti per gestire l’ansia e metterli in pratica.

Sicuramente, vi sentirete meglio!

 

continua a leggere
Federica OrlandiGestire l’ansia: 3 suggerimenti utili!
tecniche-manipolazione-1.jpg

Bonus psicologo 2022 cos’è e come richiederlo!

Tra il 16 e il 17 febbraio è stato approvato il bonus psicologo 2022 dell’emendamento al decreto Milleproroghe.

Questo decreto contiene l’incentivo all’assistenza psicologica richiesto a gran voce da molte persone.

In questo breve articolo sul bonus psicologo 2022 vi faccio una panoramica di cosa si tratta, quali sono i requisiti per richiederlo e come fare per averlo.

Bonus psicologo 2022

L’incentivo bonus psicologo consisterà in un contributo per pagare delle sessioni di psicoterapia presso specialisti privati che siano regolarmente iscritti all’albo degli psicoterapeuti.

Il parametro, come molti altri bonus, sarà dato dall’ISEE questo per sostenere le persone in difficoltà economica!

Chi può richiederlo?

Il bonus psicologo 2022 può essere richiesto da cittadini italiani, di qualsiasi età, con prescrizione medica e con la diagnosi del disagio. Inoltre, per richiederlo l’ISEE non deve superare i 50.000 euro.

In cosa consiste il bonus psicologo 2022

In un incentivo di circa 600€, ovviamente ridistribuito in base all’ISEE del richiedente, che sarà riconosciuto per pagare delle sessioni di psicoterapia presso specialisti privati, che come dicevamo sono iscritti all’albo degli psicoterapeuti.

Come presentare domanda per richiedere il bonus psicologico 2022

Al momento si è in attesa che il Ministero della Salute provvede a pubblicare, entro 30 giorni dell’approvazione del decreto Milleproroghe, un decreto con tutte le indicazioni pratiche per presentare questa domanda.

Quindi a breve vi aggiornerò meglio su questo bonus psicologico 2022.

 

 

continua a leggere
Federica OrlandiBonus psicologo 2022 cos’è e come richiederlo!
ben-blennerhassett-l7jgc_bgwyu.jpg

L’ansia è patologica? Capiamolo meglio!

L’ansia è patologica secondo voi?

Come avrete già capito, oggi voglio parlarvi dell’ansia e concentrarmi soprattutto se questa sia patologica oppure no.

Molte volte ho sentito dire, anche da miei pazienti, di avere un’ansia patologica.

Facciamo un po’ di chiarezza!

Per prima cosa dovete sapere che l’ansia si riferisce alle risposte fisiologiche dell’agitazione.

Quindi, non è altro che una reazione psicobiologica ad una valutazione di pericolo.

Etimologia ansia:

L’etimologia di questa parola arriva dal latino e significa “stringere”.

Se ci fate caso, infatti, l’ansia è caratterizzata da sentimenti di paura e di preoccupazione.

Cerchiamo allora di capire meglio che cos’è l’ansia.

Se devo darvi una definizione scientifica vi dirò che è un sistema di difesa adattivo che fa parte del nostro patrimonio genetico.

Grazie all’ansia la nostra specie si è evoluta perché questa ci permette di individuare un pericolo e fuggire da esso ed è sempre determinante per la sopravvivenza.

Insomma, per dirla con altre parole, il sistema d’ansia ci aiuta a superare le normali difficoltà e ci permette di reagire di fronte ad un pericolo.

Per farvi un esempio concreto, se il nostro caro vecchio homo sapiens, di fronte ad un pericolo non avesse provato paura e soprattutto se questa paura non lo avesse spinto a scappare via, probabilmente oggi non saremmo nemmeno qui

Ora, quindi vi starete chiedendo,  ma l’ansia nella vita di tutti i giorni è patologica?

Nella società odierna non dobbiamo più scappare da una tigre minacciosa.

Così, questa spinta ad agire, si è adattata alla vita di oggi; subendo l’influenza delle nostre esperienze personali e della nostra cultura.

Il vero problema nasce però quando il nostro sistema d’ansia è sempre in allerta, è eccessivo o sproporzionato rispetto alla situazione.

A questo punto, siamo quindi di fronte ad un disturbo d’ansia.

Questo, ci può portare al non riuscire ad affrontare le situazioni più comuni e banali.

Come ad esempio, una semplice uscita con gli amici oppure un giro in macchina.

L’ansia può essere così forte da non permetterci più di vivere la nostra quotidianità.

Ci può portare ad evitare sempre più situazioni, persone e luoghi che prima eravamo soliti frequentare!

Inoltre, dovete sapere che il nostro sistema di allerta non si attiva solo di fronte alla situazione di pericolo ma questo può essere generato anche dai nostri pensieri.

Quindi, se vi state ritrovando in quello detto fin ora, ossia che il vostro sistema di allarme è in continua attivazione e vi sentite perennemente ansiosi, ricordatevi che è possibile uscirne grazie ad un percorso psicologico.

Concludendo l’ansia non è patologica ma lo può diventare se il nostro sistema di allarme è in continua attivazione.

continua a leggere
Federica OrlandiL’ansia è patologica? Capiamolo meglio!