Oggi vogliamo parlarvi di come la terapia cognitiva comportamentale possa aiutarvi con la dipendenza affettiva e con tutti i suoi sintomi.
Come abbiamo visto nel precedente articolo la guarigione dalle dipendenze, e quindi anche da quella affettiva, è un processo lungo e complesso che può richiedere diverso tempo.
Senza ombra di dubbio, possiamo dire che i presupposti fondamentali sono il riconoscimento di questa forma di dipendenza.
Inoltre, altri elementi fondamentali sono la presa di coscienza delle conseguenze alle quali ha portato o potrebbe portare e soprattutto la volontà di intraprendere un percorso di cambiamento.
Potete ben immaginare come tutto questo appena detto, richieda una grande dose di coraggio iniziale perché nella maggior parte dei casi questo porta a terminare la relazione disfunzionale e cominciare a gestire i sintomi dell’astinenza.
Le diverse fasi in cui si compone la terapia cognitivo comportamentale per la dipendenza affettiva:
- Valutazione e formulazione del caso
- Concettualizzazione del caso
- Training sull’assertività
- Accettazione e gestione delle emozioni dolorose
Valutazione e formulazione del caso
In questa prima fase, il terapeuta e il paziente ripercorrono la storia della relazione attuale e di quelle passate. Cercando di delineare, così, gli eventi che hanno condotto il paziente all’instaurarsi di credenze di non amabilità.
Inoltre, viene fatta un’ulteriore analisi della dipendenza affettiva usata come modalità per colmare e compensare queste credenze.
Vengono fissati gli obiettivi a breve, medio e lungo raggio e viene predisposta una rete di sostegno per il paziente.
Individuare una serie di persone fidate che possano sostenerlo e aiutarlo è fondamentale per la prima fase dell’astinenza.
Concettualizzazione del caso.
Una volta che si è arrivati alla consapevolezza del disturbo, alle dinamiche e ai circoli viziosi possiamo dire di aver riconosciuto i meccanismi della dipendenza da parte del paziente.
Questo è un passo fondamentale perché ci permette di capire come si possa gestire delle eventuali ricadute.
In questa fase della terapia cognitivo comportamentale ci si focalizza sulla ristrutturazione delle credenze disfunzionali che sono legate al concetto di amabilità e, ovviamente, sulla gestione delle emozioni.
In particolar modo, su quelle legate alla paura della solitudine, del rifiuto e dell’abbandono.
Il terapeuta, quindi, aiuta il suo paziente a modificare le aspettative che risultano irrealistiche sull’amore.
Training sull’assertività
In questa fase, viene presa in esame la capacità di riconoscere ed esprime le proprie emozione e i propri bisogni.
Si inizia a costruire un sé più solido e una migliore autostima.
La terapia prevede degli interventi diretti che sono volti ad aiutare il paziente a interrompere vecchi pattern d’azione.
Un esempio è quello di non intraprendere nuove relazioni prima che si siano riconosciuti i propri bisogni; stabilire dei confini personali e soprattutto di riconoscere i segnali di allarme nei comportamenti abusanti del partner.
Accettazione e gestione delle emozioni dolorose
Eccoci all’ultima fase della terapia cognitivo comportamentale, qui dopo che la relazione terapeutica è consolidata, bisogna concentrarsi maggiormente sull’area complessa della dipendenza affettiva.
Bisogna lavorare sui sentimenti come la colpa, il rimorso o la vergogna. Questo perché vengono fatti emergere all’interno del setting protetto della seduta e gradualmente accettati come parte di sé.
Le tecniche di Midfulness, in alcuni casi, possono essere integrati nella terapia cognitivo comportamentale perché sono di grande aiuto per gestire la consapevolezza delle proprie emozioni nella relazione, sia che questa sia attuale o passata.
Ora conoscete meglio questo argomento molto complesso e sapete soprattutto come la terapia cognitiva comportamentale vi possa aiutare.
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